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Critica della ragion tecnica

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Grazie alla tecnica abbiamo sconfitto tante malattie, alleviato il dolore, eliminato fatiche pesanti, ridotto gli orari di lavoro e reso più agevole la nostra permanenza sulla Terra. Siamo, tuttavia, la prima generazione a vivere sul campo il suo dispiegamento universale e ad aver contezza di quanto ogni paradigma biologico, culturale, politico ed economico stia subendo delle alterazioni e delle modificazioni.
Essa infatti esercita sulle coscienze una manipolazione quasi mai avvertita, ponendosi come fattore regolativo dell’intera esistenza sociale e mettendo in circolo una immane potenza che rende ogni cosa materiale da trasformazione.
Uomo compreso. Siamo perciò di fronte alla questione ultima: la tecnica può essere regolata (e dominata) o essa si fa regola del mondo, ridefinendo da sé il nuovo nomos della Terra?

Se crediamo che niente è sacro e tutto può essere cambiato, inclusi i nostri valori, allora rinunciamo a quella posizione dalla quale può scaturire la vera libertà. La liberazione, portata all’estremo, significa infatti perdita dei fini, dei limiti, dei confini, e in un mondo senza fini, tutto è un mezzo e niente ha un significato.

dalla prefazione di Roger Scruton

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